L’ulivo

lontano anni luce
Lontano anni luce
16 dicembre 2015
Michele D'Agostino Anno 2009 Misure 260x120x153 Materiali Ferro
Ape
16 dicembre 2015
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L’ulivo

Mormorio immensamente vecchio

L’ulivo e Michele d’Agostino

di Maurizio Cimino

La tensione sulla bianca rupe è palpabile. Apre la gara un uomo nel pieno della virilità. Avanza maestoso, nudo, senza esibizionismo. Negli occhi i riflessi del Mediterraneo. Si ferma e scaglia il tridente contro la roccia. Una polla d’acqua salata sgorga sonora a ricordare che destino degli uomini è il mare, il viaggio. Qualche attimo dura lo stupore.

Una donna subentra a rubare la scena. Sotto le vesti leggere, le membra muovono armoniose. Con mano certa pianta la lancia a terra. L’attesa diventa contemplazione quando appare l’ulivo dalle foglie d’argento. Ai mortali occorre la terra, la stasi. I giudici prendono tempo. Non è facile ma il verdetto premia Atena, la vergine.

Poseidone raggiunge le onde, si confonde e scompare tra la schiuma.

Quante volte da bambino mi sono arrampicato su quel gigante, sono passato veloce da un ramo all’altro. Quante volte da giovane ho goduto della sua ombra, abbracciato il suo tronco, coltivato il sogno di realizzare nel legno il mio letto nuziale. Quante volte, lontano da Itaca, il pensiero andava al talamo, custode delle mie gioie di marito e di padre.

E’ questo, donna, il segreto, il segno. Non so

se fisso quel letto è ancora al suo posto,

o se divelto dal ceppo il tronco d’ulivo

l’abbia qualcuno altrove portato”.

Così disse; e si sciolsero a lei le ginocchia

quando i segni conobbe che Ulisse mostrò

sicuri.

Il cielo sembra sereno. La nuvola lontana. Una colomba spicca il volo, plana sospesa dal vento, ma un’ombra sempre più grande, minacciosa, interrompe il sogno. E’ pioggia, è tempesta. Ancora una volta, come sempre. Occorre rassegnarsi, Lui non vuole.

Sulla superficie dell’acqua oggi brilla il sole. La colomba incerta teme una nuova, cocente delusione. Si alza, si allontana, scompare all’orizzonte. Scorre il tempo. Eccola di nuovo bianca nelle luci del crepuscolo. Ha qualcosa nel becco. Una speranza prende forma mentre si avvicina. Copiose le lacrime solcano il viso del vecchio. La colomba reca un ramoscello d’ulivo.

Dio lo vuole. Il diluvio è finito.

Qui in Provenza gli olivi, dal mormorio immensamente vecchio, non mancano, boschi interi. Mi attraggono le forme e ancora di più i colori. Una tavolozza in cui immergersi, fino a scomparire. Sono d’argento, ora più azzurri, ora verdastri, bronzo, biancastri a confronto col terreno che è giallo, rosa-purpureo o una sorta di arancio che dà nel rosso ocra smorto. Però difficili, molto difficili.

Ho dipinto la prima tela questa estate. Tronchi contorti, bitorzoluti, dello stesso tono del cielo. Foglie vibranti alla luce, fatte di luce. Il mio nome, Vincent, galleggia sull’erba.

Tra le torri di San Gimignano un ulivo allarga solitario i rami. Sembra aspettarci. Gli innesti diversi nel suo corpo sono alimentati dalla stessa linfa e assorbiti nello stesso destino. Targhe di bronzo accompagnano l’intervento dell’uomo.

Dinanzi ai nostri occhi Michele d’Agostino è artefice di un’apparizione, chiara e misteriosa come tutte le apparizioni. Costringe il mondo in un albero, ritorna al grembo della terra, svela a chi non lo sente il palpito del tempo.

Un ulivo abbracciato ricambia l’abbraccio.

… a settant’anni … pianterai degli ulivi

non perché restino ai tuoi figli

ma perché non crederai alla morte … (Nazim Hikmet, Alla vita).

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